Un grande Dani Alves ispira la doppietta (un gol per tempo) del Pipita. Allegri azzecca tutto e vede Cardiff
Ai marziani hanno spento il raggio laser. Ai giovani fenomeni hanno bloccato la crescita. Barça, Monaco, non c’è avversario che tenga. La Juve sbanca il casinò di Montecarlo, innesta il turbo e imbocca lo svincolo verso la finale. Non è finita, i ragazzini francesi sono imprevedibili: però i bianconeri sono monotoni. Colpiscono, vincono, controllano. Hanno 5 anni e 99 giorni, in media, più degli avversari (record di una semifinale di Champions) ma la vecchiaia ce la ricordavamo diversa. In più qualcuno fa notare che l’ultima volta che hanno preso gol in Champions Obama era ancora presidente Usa. Organizzazione, prestazioni dei difensori, soluzioni tattiche e i poteri di superGigi Buffon rendono la porta inviolabile. Quella avversaria la sfondano loro, la coppia di eroi di Montecarlo: Higuain e Dani Alves.
I DUE EROI — Il Pipita cancella terabyte di file di Word e di note vocali sulla sua inconsistenza nelle gare che contano con un destro preciso nell’angolino e una scivolata da bomber vero. Decide lui, quello da 90 milioni, quello portato a Torino proprio per questo. Quello che si è preso del traditore perché convinto che per vincere doveva andare altrove. Stasera provate voi a dire alla Juve, e a lui, che avevano torto. Torto marcio aveva chi ha dubitato, in questi mesi, di Dani Alves: l’uomo che ha dato più assist di chiunque altro a Messi continua la sua ascesa verticale. I primi mesi erano riscaldamento, ora Dani fa sul serio. Domina sui due fronti, piazza due assist e recupera palloni. Gara monumentale, pennellate d’autore.
L’OPERA D’ARTE — Le vere opere d’arte collettive sono pochissime. Molto più probabile che il genio lavori da solo, quando ci si mette in tanti ognuno vuole portarci del suo e viene fuori un gran pastrocchio. Ecco, il primo gol della Juve invece è uno di quei rari casi in cui una Gioconda viene dipinta a più mani. E’ il 29’, un’uscita dalla difesa già apprezzabile di Marchisio viene nobilitata da un tacco volante di Dybala. Da lì a Alves, a Higuain, e di nuovo a Dani: la palla sembra lunga, Glik sembra in vantaggio, il brasiliano (non si sa come) la raggiunge per primo, la difende, la spedisce al centro con un tacco di una qualità da Barça. Higuain la vede arrivare, quella palla, sa che è il suo appuntamento col destino, per cacciare quella scimmia dalle spalle. Il destro è preciso, all’angolino, la corsa sotto la curva è liberatoria, l’esultanza è da momento speciale. La scimmia è già fuori dai confini del Principato, la Juve è qualche passo più vicina a Cardiff.
TUTTI I MERITI — E dire che all’inizio erano servite un paio di parate di Buffon. Mbappé era partito forte, aveva messo paura. A inizio ripresa, stesso discorso, monegaschi pericolosi, Gigi in tuffo basso. Poi Dybala pressa Bakayoko, Alves piazza uno dei suoi cross, Higuain in scivolata arriva dove Glik non può: 2-0. Le prestazioni di quei due rischiano quasi di far passare sotto silenzio alcune giocate di Dybala per le quali, da sole, vale la pena di farsi i chilometri da Torino. O possono far dimenticare un’altra grande soluzione tattica di Allegri: torna alla difesa a tre, con Barzagli; li piazza con un 3-4-2-1; li ha istruiti in modo tale che possono cambiare assetto a ogni azione. E rischiano di non rendere onore a un Monaco che comunque ci prova, ma che semplicemente trova sempre, in area, una gamba di Bonucci, una chiusura di Chiellini, un ripiegamento di Pjanic. E in ultima istanza le mani di Buffon, come al 90’, sul colpo di testa di Germain. Lemar, Bakkyoko, Falcao, Mbappé, non sono distanti da quelli che hanno fatto a fette City e Borussia: sono gli avversari che sono diversi. Molto diversi.
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