"Sono un uomo in missione per vincere". Romelu Lukaku, in occasione di una partita in streaming a Call of Duty in collegamento su Bleacher Report, rivendica il suo ruolo all'Inter. Una determinazione che nasce da lontano, ma che nel mondiale chiuso al terzo posto con il Belgio ha avuto una tappa fondamentale: "Ero un po' euforico, siamo arrivati alle semifinali e parliamo di un piccolo Paese di soli 11 milioni di abitanti. Il dolore è arrivato un mese dopo quando ho rivisto tutti i video del Mondiale. Quello è stato difficile, perché pensi che ci sei arrivato davvero vicino. E questa cosa mi ha colpito soltanto dopo. Quando mi sono trasferito all'Inter avevo dentro tutta questa energia che intanto era cresciuta. Ed ero un uomo in missione".
Riavvolgendo il nastro della sua carriera, Lukaku ricorda l'approdo nel 2011 al Chelsea del suo idolo Drogba. ''È accaduto tutto in fretta. Avevo solo 18 anni, avevo appena finito le superiori, mi ero diplomato e di colpo ero già nel treno per Londra. Lì ho conosciuto Didier, stava facendo fisioterapia. Mi disse subito che dovevo mostrargli il carattere 'blues'. Da quel giorno cominciammo a parlare ogni giorno per almeno un'ora, prima e dopo l'allenamento. Lui, Anelka e ogni altro giocatore in quello spogliatoio mi hanno mostrato ciò che serve per diventare la persona che sono oggi. Non era tanto l'allenatore, quanto i giocatori: avevano la mentalità che faceva dire loro 'andiamo a vincere'".
Nenhum comentário:
Postar um comentário