ROMA – Anche il ceo della Roma, Guido Fienga, guarda al completamento della stagione calcistica con timida fiducia: “Ritengo che ipotizzare una graduale ripresa sia normale e doveroso – le parole del dirigente giallorosso all’agenzia d’informazione religiosa Sir - dopo sei settimane di quarantena, effettuando i dovuti controlli sia sui giocatori che sui loro familiari, credo si possa ipotizzare una ripresa graduale nel nostro centro sportivo. Aspettiamo indicazioni dalle autorità competenti sulla ripresa delle competizioni, ma intanto già una ripresa degli allenamenti sarebbe importante”.
Il comportamento della Roma
“Del resto l'obiettivo deve essere ritornare, seppur per gradi, a una normalità, tenendo presente le dovute cautele, ma anche senza eccessive paure – prosegue Fienga - non voglio dire che dobbiamo riprendere a tutti costi sacrificando tutto e tutti sull'altare del calcio, e la Roma ha dimostrato quanto sia importante puntare sulla prudenza e sulla prevenzione: bisogna fare le cose con prudenza, senza però cadere nella 'dipendenza dall'emergenza', uno stato d'animo che, se non controllato, rischia di fermare ogni cosa" ha sottolineato quindi Fienga, ricordando che in seguito al diffondersi del contagio da Covid-19 in Italia "i nostri giocatori hanno obbedito, come tutti, alle indicazioni loro inoltrate. Nessuno si è mosso dalla città e hanno seguito le regole come tutti i cittadini italiani e romani senza fare storie. Anche in loro, come in tutti, c'è un po' di angoscia e preoccupazione per le tante vittime e i tanti problemi generati dal Covid-19. Ma c'è anche tanta voglia di ripartire".
La bolla economica del calcio
Infine Fienga si è soffermato sulle conseguenze successive alla pandemia per l'industria del pallone: "Il calcio, come altri settori, ha vissuto in questi ultimi anni all'interno di una bolla economica legata a un concetto di crescita infinita e non sempre sostenibile. Il virus sta facendo scoppiare, o perlomeno sgonfiare, ogni tipo di bolla, e quella che circonda il mondo del pallone non farà differenza rispetto alle altre - ha concluso - sono un pragmatico e sto nella realtà, dico quindi che questa è la sfida più importante che attende il nostro mondo, nella prospettiva di evitare assolutamente una rottura del sistema che, anche in questo caso, potrebbe avere ripercussioni catastrofiche a livello occupazionale, e non mi riferisco ovviamente ai giocatori".
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