Mai banale, Pablo Daniel Osvaldo. Nell'epoca delle dirette Instagram dei calciatori, fatte apposta per ammazzare serenamente il tempo durante la quarantena, poteva mancare lui, con le sue immancabili polemiche e il suo scanzonato stile da rocker? No di certo.
E dunque eccolo, l'ex attaccante di Fiorentina, Roma, Juventus e Inter - tra le altre - in un live con 'TNT Sports'. Una chiacchierata in cui Osvaldo tocca più di un argomento, felice e scomodo. Raccontando una serie di aneddoti. A partire dal rapporto con Francesco Totti, con il quale ha condiviso lo spogliatoio durante l'esperienza con la maglia giallorossa.
"A Totti davo del cornuto. Era bello, ben dotato, il miglior giocatore con cui abbia mai giocato, faceva tutto bene... Un aspetto negativo lo avrà pure avuto, no? E invece no, non era nemmeno cornuto".
Una 'confessione' esternata tra le risate, perché lo sanno pure i muri: Osvaldo è sempre stato una sorta di adoratore di Totti, non tanto o non solo un semplice compagno di squadra.
"Quando sono arrivato alla Roma, guardavo Totti e non potevo crederci. Però poi, dopo una settimana, ti rendi conto che è un ragazzo di periferia come te. Una volta c'è stato uno screzio con la tifoseria, quasi mi ammazzano. Ho chiesto a Daniele (De Rossi, ndr) e Francesco di accompagnarmi, non sono mica scemo".
Osvaldo si fa serio quando è il momento di parlare di un argomento scomodo: Cesare Prandelli e la mancata convocazione per Brasile 2014.
"Ho segnato 6 o 7 goal nelle qualificazioni, ero titolare, avevo la 10, ma mi ha lasciato fuori. I quotidiani hanno iniziato a scrivere che ero argentino, che doveva portarne un altro. L'ho saputo dai giornali, Prandelli non mi ha nemmeno chiamato. Ho pianto, me l'ero meritata quella convocazione. Io e gli altri, De Rossi, Pirlo, leggevamo il 'Corriere dello Sport', dove il ct aveva degli amici, e capivamo già da lì la formazione che avrebbe giocato. Se un giocatore era presente in formazione, allora sarebbe sceso in campo".
Nonostante la delusione per la mancata chiamata per il Brasile, Osvaldo non rinnega la scelta di difendere i colori dell'Italia e non quelli dell'Argentina, suo paese di nascita.
"Sono felice, non mi pento di nulla. Sabella mi ha chiamato prima dei Mondiali del 2014, ma io avevo già scelto l'Italia. Gli ho detto: 'Potevi chiamarmi prima'. Chi mi ha convinto? Heinze, una persona d'oro. Gli ho detto che dovevo pensarci, e lui: 'Gli hai risposto di sì, vero? Ma sei scemo, chiamali e accetta. Quando viaggiano vestono Dolce e Gabbana!'. Così li ho richiamati e ho accettato di giocare per l'Italia".
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