quinta-feira, 10 de novembro de 2016

I 10 tridenti più forti degli ultimi 15 anni del calcio italiano



I 10 tridenti più forti degli ultimi 15 anni del calcio italiano


Può anche starci, ma non è negabile che, con i club o con la Nazionale, l’Italia abbia raccolto le maggiori soddisfazioni su un campo di calcio sfruttando le proprie caratteristiche storiche. 

Ciò non toglie, tuttavia che, in particolare dopo la svolta sacchiana, anche in Serie A si siano visti attacchi capaci di lasciare il segno non solo per le vittorie ottenute, ma anche per numeri di reti segnate e spettacolo assicurato ai tifosi. 

Anzi, se Sacchi è passato alla storia grazie al 4-4-2, come dimenticare chi ha saputo dilettarci schierando tre attaccanti veri

Data a Giovanni Galeone, precursore di Zeman almeno in Serie A, la primogenitura del tridente vero, con tre punte autentiche, la carrellata che segue elenca i migliori terzetti degli ultimi tre lustri. In linea, con trequartista singolo o doppio, l’importante è che ci abbiano fatto divertire…     

10. Fiorentina 2012-2013: Cuadrado-Jovetic-Ljajic

Una viola così non si vedeva da una ventina d’anni. Neppure quella che con Batistuta e una spruzzata di Edmundo sognò lo scudetto con Trapattoni e neppure quella di Bati e Baiano del post-ritorno in A, seppe regalare squarci di spettacolo come ha saputo fare la Fiorentina di Montella versione 2013-2014. 

Gli ingredienti insostituibili sono un allenatore con idee di calcio propositive e una squadra disposta a sostenere un sistema di gioco dispendioso soprattutto per i centrocampisti, visto che i “tipetti” in questione non erano proprio insuperabili nella partecipazione alla fase difensiva. 

L’assetto titolare fu quello con Jovetic in versione falso centravanti (13 gol e 5 assist) e Ljajic a girargli attorno arrivando al record personale di gol in un campionato, 11. 

Con Cuadrado a svolazzare sulla destra per completare il quadro degli imprevedibili, con 5 gol e 7 assist…  

9. Cagliari 2004-2005: Esposito-Suazo (Zola)-Langella

Escursione nel mondo delle piccole per un trio che ha fatto divertire parecchio una delle piazze italiane abbonate al calcio-spettacolo. 

D’altronde non si inventa nulla dicendo che i laboratori più esaltanti si sono spesso visti in provincia, dove non c’è l’obbligo di vincere, ma solo di salvare la categoria possibilmente attraverso il bel gioco. 

E allora, assodato che i migliori tridenti dell’epoca zemaniana non sono inclusi nel nostro range temporale, al pari ovviamente di quello del Pescara di Galeone, spazio alla classe e soprattutto alla velocità del terzetto che portò il Cagliari a una salvezza in carrozza nella stagione 2004-2005. 

Al debuttante tecnico Daniele Arrigoni fu sufficiente sfruttare l’estro e le caratteristiche di uno dei centravanti più veloci di sempre, David Suazo, e di due esterni semplicemente in stato di grazia: a sinistra Langella, mai più visto a quei livelli, a destra il poi incostante Mauro Esposito. I tre realizzarono 29 gol, cui aggiungere i 9 dell'ultima stagione in carriera di Gianfranco Zola

Prima di sparire dai radar, Esposito nel 2006 andò a un passo dal salire sul treno dell’ItaliaMondiale…  

8. Juventus 2011-2012: Pepe-Matri-Vucinic

I due tridenti più famosi della storia bianconera sono ingialliti, Boniperti-Charles-Sivori e Del Piero-Vialli-Ravanelli, e allora bisogna accontentarsi di un trio ibrido, che non è certo passato alla storia del club per il numero di gol realizzati, ma comunque amatissimo per il ruolo storico ricoperto, quello di protagonisti dello scudetto dell’anno della rinascita. 

La prima Juve di Conte, senza coppe europee, vinse di rabbia, grazie all’orgoglio e all’organizzazione tattica, oltre che all’intensità e al camaleontismo tattico, quello che permise al tecnico bianconero di passare in corsa dal 4-4-2 al 4-3-3 fino al 3-5-2, di fatto poi più abbandonato negli anni. 

Così Pepe cominciò la stagione da punta esterna e giocò pure qualche partita da interno, prima di scivolare in panchina, mentre Matri fu il capocannoniere con 10 gol e Vucinic regalò più di qualche lampo della propria classe, finalmente meno discontinua.

7. Milan 2010-2011: Pato-Ibrahimovic-Robinho

Il Milan è stata o no la squadra più divertente e offensiva degli ultimi 30 anni del calcio italiano? Domanda retorica, perché, al netto di chi abbia voluto così (Berlusconi, Sacchi o Ancelotti…) la realtà è che i tridenti rossoneri hanno fatto la storia. 

Non puri, però, perché la passione presidenziale per il trequartista, fin dai tempi di Donadoni largo a destra con licenza di accentrarsi, hanno spesso portato alla formula 1+2 o 2+1. 

L’ultima versione prima dell’oblio, certo la meno vincente, è stata quella che ha dato il carburante per lo scudetto di Allegri. Non c’era una formazione-tipo, perché Cassano è arrivato a gennaio e perché non va trascurata l’importanza di Boateng come finto trequartista. 

Ma le partite più belle le hanno regalate Robinho e Pato, agli ultimi lampi rossoneri, e decisivo per la doppietta all’Inter, al servizio di Ibrahimovic. Quattordici gol a testa e 3 assist per il brasiliano ex Santos.

6. Lazio 2014-2015: Candreva-Klose-Felipe Anderson

Citazione anche per il trio che ha portato la Lazio al miglior risultato dell’era Lotito, il terzo posto

Partita in sordina, la squadra allenata da Stefano Pioli ha saputo crescere alla distanza, sfruttando la capacità del tecnico emiliano di esaltare le caratteristiche dei due esterni e l’intramontabile fiuto del gol del tedesco. 

Certo con il Klose degli anni d’oro si sarebbe perfino potuto puntare a qualcosa di più rispetto a un emozionante terzo posto strappato all’ultima giornata al Napoli, ma è un dato di fatto che quel campionato fu il migliore della carriera per l’esterno romano e per il talento brasiliano, immarcabile per un breve tratto della parte centrale del campionato     

5. Milan 2006-2007: Seedorf-Kakà-Inzaghi

Se l’albero di Natale nacque per esaltare le qualità di Shevchenko e per supplire all’infortunio di Inzaghi, quello destinato a passare alla storia come l’ultimo trionfo dell’era Berlusconi fu un tridente creato anche per necessità. 

Storia nota: lo scoppio di Calciopoli costrinse il Milan a rinunciare all’ucraino e la scelta di sostituirlo con Oliveira inaugurò di fatto una lunga fase di fallimenti sul mercato. 

Così la squadra che tra mille difficoltà e un pizzicco di fortuna salì sul tetto d’Europa per la settima volta fu… fatta in casa: Kakà non abbandonò la barca e bastò affiancargli la classe e l’intelligenza calcistica superiore di Clarence Seedorf (7 gol) affinché Inzaghi potesse vivere l’ultima stagione ad alto livello della carriera. 

Quella conclusa con la vittoria-rivincita sul Liverpool, la doppietta di Pippo, cui in campionato venne spesso preferito Gilardino, e di fatto la chiusura di una lunga epopea.  

4. Milan 2003-2004: Rui Costa-Kakà-Shevchenko

Altro trio da lucciconi per i tifosi rossoneri, nonché quello del cuore del presidente Berlusconi

L’ex Cavaliere ha sempre avuto un debole per Pippo Inzaghi (in versione calciatore, almeno…), ma è noto che l’albero di Natale con doppio trequartista alle spalle di un solo attaccante, sia stato fortemente caldeggiato dal pres ad Ancelotti. 

Come è altrettanto noto che la gara della svolta per l’unico scudetto ancelottiano, quella di Romadel 6 gennaio 2004, sia stata vinta proprio grazie alla formula dei due rifinitori alle spalle di Shevchenko. 

Il miglior Kakà di sempre, al debutto italiano e autore di 10 gol, e il Rui Costa più determinante furono insostituibili armatori del cecchino ucraino, capace di mettere a segno 24 gol che valsero il titolo di capocannoniere al debutto in A.

3. Roma 2000-2001: Totti-Batistuta (Montella)-Delvecchio

Vero, si poteva inserire anche la variante con Montella al posto di Delvecchio, ma siccome nel calcio sono fondamentali gli equilibri, ancor di più in quello ipertattico dei tempi moderni, non si poteva escludere il faticatore per eccellenza del terzo scudetto giallorosso. 

E poi, in quel campionato trionfale, l’Aeroplanino e Bati si sono di fatto dati il cambio, con Montella a spopolare nel girone di ritorno e l’argentino nella prima parte di stagione. 

Intoccabile Delvecchio a stantuffare su e giù per la fascia a sinistra, con Totti dalla parte opposta a fare… il Totti: ovvero, fantasia al potere e libertà di tagliare, segnare o disegnare assist. In totale, 49 gol in 4, appena 3 di Delvecchio…     

2. Inter 2009-2010: Sneijder-Milito-Eto'o

Una storia vincente creata sulla solidità della fase difensiva, da Herrera a Trapattoni, con qualche leader tra centrocampo e attacco, prima della trionfale era Mourinho, che seppe condensare le due qualità. 

Perché nell’anno del Triplete, dalle parti di Julio Cesar non si passava, ma senza la potenza di fuoco del tridente non si sarebbe arrivati fino a Madrid eliminando il Chelsea e il Barcellona grazie a una magistrale vittoria all’andata a San Siro condita da una strenua resistenza al Camp Nou. 

In verità le stelle erano 4, perché nel 4-2-3-1 va dato il giusto merito a Pandev, incaricato del lavoro sporco di copertura, ma le luci della ribalta furono per il Principe Milito, il Leone Eto’o e il seminatore di assist Sneijder, collocato alle spalle dell’argentino e alla destra del camerunese, il vero tassello insostituibile per la capacità e l’umiltà nel mixare qualità e quantità.

1. Napoli 2015-2016: Callejon-Higuain-Insigne (Mertens)

Benitez li ha plasmati, Sarri li ha perfezionati. La versione è aggiornabile con la sostituzione di Insigne con Mertens, che solo nel secondo anno sarriano ha però effettuato il sorpasso come titolare, non a caso dopo l’addio del Pipita. 

La versione originale con il tecnico spagnolo prevedeva Hamsik negli insoliti e sgraditi panni di trequartista, che ha portato la squadra a segnare come non mai, ma senza i necessari equilibri, trovati appunto durante la gestione successiva che ha esaltato tutti i protagonisti: la tecnica e l’intelligenza tattica, oltre alla generosità in fase difensiva, di Callejon, l’estro di Insigne e la classe di Higuain, l’ideale per esaltare le caratteristiche dei compagni e bomber inarrestabile quando può disporre in solitudine dell’area avversaria. 

I dati della stagione 2015-2016 non ammettono repliche: 60 gol e 27 assist in tre...

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