Con la crisi scaturita dal Coronavirus le società come la Roma, che già prima cercavano di mettere a posto il bilancio per rimanere all'interno dei paletti del Fair Play Finanziario, troveranno più difficoltà. Nulla di impossibile, perchè i grandi club sanno come riuscire a cavarsela in questo tipo di situazioni, ma di sicuro più complicato.
E pensare che il problema sarebbe potuto quasi scomparire con l'arrivo di Dan Friedkin, magnate texano che sembrava ad un passo dall'acquisire il pacchetto di maggioranza del club giallorosso dalle mani di James Pallotta. Si era arrivati alla valutazione economica totale dell'operazione, intorno agli 800 milioni di euro (aumento di capitale compreso) e alla firma degli accordi preliminari, che avrebbero preceduto il definitivo closing. Poi lo scoppio dell'epidemia che ha ritardato tutto, prima di diventare pandemia e bloccare l'operazione.
A questo punto, come è giusto che sia, bisognerà rivedere i termini economici del deal tra i due statunitensi: ci sarà da capire come ne uscirà la Roma, ma soprattutto il calcio in generale. Le valutazioni dei giocatori cambieranno di molto, al ribasso, così come gli introiti su cui le società hanno potuto contare fino ad ora. Le ultime voci che arrivavano parlavano di un Friedkin non più intenzionato ad acquistare la Roma, ma le parole di uno dei suoi legali "alcune decisioni saranno prese a breve, l'affare non è morto", hanno riacceso le speranze dei tifosi giallorossi. Petrachi, o chi per lui, presto o tardi potrebbe trovarsi un compito facilitato dalla nuova vision di Dan Friedkin: una Roma da lanciare, non un mezzo per fare plusvalenze prima di raggiungere il risultato sportivo. E se poi finalmente arriverà il nuovo stadio di proprietà...
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