Fabrizio Biasin ha parlato in esclusiva ai microfoni di Calcionews24 commentando la difficile situazione in Italia e la possibile ripresa della Serie A
Fabrizio Biasin ha parlato in esclusiva ai microfoni di Calcionews24.com commentando il difficile momento che sta vivendo l’Italia e i riflessi avrà sulla Serie A. Le parole del noto giornalista ed opinionista.
Fabrizio, come stai e come è cambiato il tuo lavoro in questo periodo?
«Sto bene, grazie. Per quanto riguarda il lavoro, faccio un mestiere che mi permette di scrivere da casa e quindi più o meno quello che facevo prima lo faccio anche adesso. C’è meno rapporto con i colleghi, ovviamente, e le ospitate in tv sono diventati collegamenti Skype».
Ritieni che il campionato si sarebbe dovuto fermare prima? Senza giocare quindi il famoso turno di Juve-Inter?
«Con il senno di poi viene facile dire: “bisognava fermarsi un po’ prima”. Poi c’è chi si è fermato e c’è chi ha provato fino all’ultimo ad andare avanti in maniera scellerata e sciagurata. Quando il presidente Zhang è uscito con quel post su Instagram, contestato da tanti e forte nella forma, ho provato a dare un’occhiata alla sostanza e mi era sembrato il più lucido in quel caso. Era uno dei pochissimi che aveva capito che era insensato tornare in campo. Forse perchè in Cina questa cosa era già capitata e aveva colto prima degli altri cosa sarebbe accaduto».
Con il passare dei giorni cresce il pessimismo tra i club su una possibile ripresa del campionato. Tu cosa faresti? Lo annulleresti?
«Secondo me ha poco senso ricominciare. Capisco il tentativo ed è normale che i vertici del calcio facciano tutto il possibile per credere in questa cosa. È legittimo provare a salvare il salvabile, sia dal punto di vista sportivo che economico, però la mia sensazione è che non ci si debba accanire. Probabilmente questa epidemia non finirà a breve e il rischio di avere un campionato compresso in 45 giorni giocate a porte chiuse ogni 2-3 giorni non ha assolutamente senso secondo me».
Come ti comporteresti quindi con scudetto e retrocessioni?
«La mia sensazione è che se si dovesse interrompere il campionato, bisognerebbe congelare la classifica e consegnare una lista delle qualificate in base all’attuale classifica. Per quanto riguardo lo scudetto io credo che in questo momento non ci sia un tifoso dotato di cervello che scenderebbe in strada a festeggiare lo scudetto. Secondo me non dovrebbe essere assegnato».
Bocci a priori l’ipotesi playoff e playout?
«Ho il timore che pur di arrivare ad una conclusione di qualche genere stiano ragionando su questo. A me non piace questa soluzione perchè ci sono squadre che hanno giocato con squadre più forti e altre con squadre più deboli. La classifica è chiaramente imparziale a congelarla adesso per fare i playoff mi sembra qualcosa di ingiusto e poco logico. Il mio timore è che si vada in questa direzione perchè è la più comoda per trovare dei vincitori e dei vinti».
Un altro terreno di scontro è quello relativo al taglio degli stipendi dei giocatori. Si arriverà ad un accordo tra AIC, calciatori e club?
«Non sarà semplice ma è inevitabile. Probabimente ci sarà una battaglia tra le parti. In particolare sono i manager dei giocatori a essere restii a questa opzione, ne ho sentiti alcuni e dicono che i datori di lavoro (i club) sono tenuti a pagare gli stipendi come le aziende le pagano ai dipendenti e se per caso non ce la fanno devono rivalersi su chi sta a monte. Tutti quanti devono capire che bisogna venirsi in contro e, a tal proposito, leggere di Chiellini che parla con i suoi compagni per iniziare a ragionare su un taglio degli stipendi mi pare un ottimo punto di partenza. Sta facendo un passo intelligente su questa cosa che dovrebbe essere normale».
Possibile una specie di cassa integrazione per i giocatori?
«Non esiste nel mondo del calcio una cosa simile ma potrebbe nascere. Siamo in un ambito davvero inedito. Il problema vero è che ragioniamo sempre partendo dai Ronaldo e dai Lukaku senza considerare che dalla Serie B in giù ci sono una marea di giocatori che guadagnano stipendi normalissimi e devono essere tutelati in qualche modo. Soprattutto in Lega Pro, che hanno problemi a prendere soldi nelle stagioni normali, figuriamoci in queste situazioni».
Che pensiero ti sei fatto sulle polemiche scaturite dalla partenza di alcuni giocatori di Inter e Juve verso le proprie patrie?
«Intanto non sono solo giocatori di Juventus e Inter. Alcuni escono altri no ma il problema è generale. Mi metto nei loro panni, probabilmente al loro posto dopo la quarantena cercherei di tornare a casa mia. Come se avessi un figlio all’estero vorrei tornasse da me se è possibile. Poi è chiaro che in queste situazioni bisogna cercare di essere tutti uguali quindi chi guarda da fuori si chiede perchè i calciatori possono permettersi certe cose e le persone normali no. C’è un po’ di fastidio intorno a questa cosa per questo motivo qui penso».
Gravina ha ipotizzato 720 milioni di perdite nel caso non si dovesse riprendere a giocare. Quali riflessi avrà sul mercato estivo questo deficit?
«Marotta è stato abbastanza chiaro. Vedremo un mercato molto ridotto. Non ci saranno due mesi di trattative, e io di questo sono molto contento, penso che aumenteranno gli scambi e si abbasseranno i prezzi. Se uno prima pensava di spendere 30 milioni per un giocatore di medio-alta fascia ora il prezzo si abbasserà di un 30% credo. Gireranno meno soldi e questo non deve essere un male per forza, anzi, magari si troverà il modo di azzerare il problema dei procuratori che in questo momento hanno un potere esagerato sul mercato».
È presto per parlare di mercato ma su una cosa si è abbastanza sicuri: il Barcellona vuole Lautaro Martinez. Tu lo cederesti o pensi sia un tassello fondamentale per la crescita del club?
«Dipendesse da me io lo terrei tutta la vita. Stiamo parlando di un ventenne con determinate capacità e il sogno di qualsiasi tifoso è vedere Lautaro con la maglia dell’Inter che va avanti per altri 10 anni. Però poi c’è la realtà. Intanto c’è la clausola e quindi se il giocatore si accorda con una società è libero di andare. Da questo punto di vista sono molto sereno perchè l’affare è nelle mani di una persona (Marotta ndr) che facendo questo genere di affari ha costruito la fortuna della Juventus. La stessa Inter quando ha costruito la squadra del Triplete ha venduto un campione come Ibrahimovic prendendosi Eto’ e 50 milioni. Non sempre certe cessioni sono un male. In questo specifico caso io me lo terrei perchè mi piace moltissimo. Tuttavia credo che il Coronavirus abbia congelato qualsiasi tipo di affare. Se prima era possibile ipotizzare di prendere un giocatore a 110 milioni, ora con questo problema non credo sarà così semplice».
Quindi sei sereno anche sul fronte Icardi. Il Psg non sembra intenzionato a riscattarlo e la Juve rimane in agguato
«Marotta ha dimostrato l’estate scorsa di saperci fare. Quando si trattava di consegnare la rosa a Conte non ha badato al sottile dando in prestito 3 giocatori ben sapendo che poteva ritrovarseli in casa un anno dopo. Lui saprà cosa fare in un caso o nell’altro. Icardi non vestirà la maglia dell’Inter la prossima stagione e quindi si troverà un’altra soluzione. Questo passaggio Psg-Juventus che leggo da più parti mi sembra un po’ buttato lì per fare mucchio. Non ci credo tanto ma vediamo cosa succede».
Quindi non credi a un possibile passaggio di Icardi alla Juve?
«Io so che la Juventus l’ha cercato spesso e volentieri negli ultimi tre anni e lui ha sempre detto di no. Ora non so cosa potrebbe accadere ma la mia sensazione è che possa restare a Parigi. Come ho già detto con l’emergenza Coronavirus è difficile fare qualsiasi tipo di previsione visto che ha congelato tutto».
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