GIORGIO DUSI
Primo match point sulla racchetta del tecnico italiano: in palio la Premier League.
Arrivato portandosi dietro tutto l'hype del caso, è diventato il padrone assoluto di Stamford Bridge, instaurando un'empatia con tutti i tifosi che ha fatto sembrare il rapporto meno distante che mai, come solo a un portoghese di Setùbal era riuscito. Nemmeno il tempo della prima uscita stagionale che Antonio Conte si era già preso il Chelsea. Il gol nel finale di Diego Costa ha fatto esplodere il catino Blue; l'esultanza di Antonio ha espresso tutto, nella sua corsa c'era una dichiarazione, un allegato spedito alle altre compagini di Premier League: se non l'aveste notato, noi siamo qui per vincere.
Un'estate passata quasi in sordina, senza enormi aspettative, anche a causa dell'ingombro delle due di Manchester (che chiuderanno rispettivamente oltre ai 10, quelli sky blue, e intorno ai 20, quelli red, punti di distacco - cin cin) che oscuravano il resto del panorama. Poi le prime partite, le prime gioie, quell'entusiasmo che non può non contagiare chi sta intorno, quello che permette di uscire rapidamente dalla fase di flessione e di ricominciare a correre, correre e correre.
Correre, come gli undici in campo. Chef Conte trova la sua ricetta, lancia una nuova tendenza, pone un interrogativo: è meglio difendersi a tre? Guardiola si mette in coda e varia (risultati non brillanti, anzi), poi Wenger al tramonto della stagione. Tra gli altri, Klopp, Pochettino. Tutti dietro al precursore: se lo si vuole battere, bisogna mettersi a specchio. Ci riescono in realtà in pochi. Il Tottenham, lo United e a sorpresa il Crystal Palace. Prima del cambiamento, Arsenal e Liverpool avevano passeggiato sul Chelsea. Ora chiuderanno a 15 punti, se non di più, di distanza.
Ora, l'ultimo esame: il West Brom. The Hawthorns è un campo complicato, vuoi per la tradizione, vuoi per Tony Pulis - soprattutto per Tony Pulis - e dare per scontata una vittoria questa sera non sarebbe corretto. Il titolo arriverà al massimo lunedì, in casa col Watford, ma Conte è troppo impaziente per aspettare fino a lunedì. Era impaziente di vincere, ci sta riuscendo al primo tentativo. Per uno che odia perdere come lui, otto passi falsi in 35 partite sono già troppi. Gli brucerebbe troppo, anche solo rimandare di pochi giorni.
Arrivato ai piedi del palazzo non più di un anno fa, ora Antonio Contesi ritrova all'ultimo gradino per salire al primo piano, per confermare ciò che tutti sappiamo: che è in grado di rianimare squadre vuote, di renderle appunto nuovamente squadre. E di farle vincere, subito. Solo lui conosce la pozione, è questa la ragione per cui l'Inter farebbe carte false per averlo.
Arrivato a questo punto, però, il tecnico deve salire al piano successivo, non può fermarsi: ha bisogno di sostenere ora un esame europeo, dopo aver fallito quelli con la Juventus. Lo può fare con una squadra che in lui vede il condottiero, con una società che può mettergli grosse risorse a disposizione. Lo deve fare con la società - e sbilanciamoci, che non costa nulla... - con cui vincerà la sua prima Premier League. E, visti i precedenti, potrebbe non essere l'ultima.
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