segunda-feira, 27 de abril de 2020

Lazio, Tare: ''Spadafora non ci aiuta, siamo discriminati''. E attacca Juve e Inter

ROMA - Figc, società e anche arbitri uniti contro il ministro Spadafora. La decisione del Governo di non far ripartire gli allenamenti degli sport di squadra il prossimo 4 maggio, è stata una doccia gelata per chi vedeva imminente la luce fuori dal tunnel. Particolarmente duro il ds della Lazio, Igli Tare: "Siamo rimasti sorpresi dalle dichiarazioni del premier Conte e dal ministro Spadafora. Ci sentiamo discriminati. Non so quale sia lo scopo del ministro, ma in questo modo non sta aiutando il calcio".

"Perché Juve e Inter non prendono posizione?"

Il dirigente albanese rompe così il silenzio dopo diverse settimane. La posizione della Lazio è sempre stata chiara nel voler concludere sul campo la stagione. E il nuovo ostacolo in una strada che sembrava in discesa non è stato preso bene a Formello: "Non capisco perché ci si possa allenare in un parco pubblico e non nei centri sportivi delle squadre, così non si tutela la salute dei calciatori e delle persone - dice Tare ai microfoni di Lazio Style Radio - Siamo consapevoli di dover stare attenti ad ogni rischio, anche per rispettare i sacrifici fatti da tutte le persone, ma così non va bene. Non dimentichiamoci che sono passati due mesi dall'ultima partita, uno stop mai visto nella storia del calcio. Non stiamo cercando di aprire gli stadi, ma soltanto di svolgere le ultime partite e finire il campionato nel rispetto delle regole. Il tutto prescinde dalla classifica, che abbiamo guadagnato sul campo. Abbiamo bisogno di finire questo torneo per il bene del sistema calcistico italiano. In Germania sono tutti uniti nel finire il campionato, c'è di mezzo la continuità calcistica nella nazione. La stessa cosa vale per l'Italia, tutte le società devono prendere posizione: il protocollo presentato rispetta tutte le norme". Tare chiede infine un'alleanza tra club: "Non mi riesco a spiegare perché squadre come Juventus ed Inter non prendano posizione".
Durissimo anche Marco Parolo: "Questo decreto ci penalizza, forse c'è qualcuno che non vuole tentare di far ricominciare il campionato. Tornare a giocare vorrebbe dire dare speranza a tutti. La categoria dei calciatori è stata penalizzata dal Dpcm - aggiunge il centrocampista biancoceleste - Ci sarebbe anche maggior sicurezza su un campo tenuto bene sul quale non si rischiano infortuni per svolgerci, inoltre, lo stesso lavoro atletico, anche se a livello di singoli, che abbiamo svolto prima della quarantena".

Gravina: "Pronti a modificare protocollo"

Seppur con toni più placati, anche la Figc ha espresso il proprio malcontento dopo le decisione governative. Il presidente Gravina fa il punto della situazione: "Lavoriamo per far ripartire il calcio in sicurezza, non per farlo ripartire e basta. Continueremo a dialogare con le istituzioni animati dallo spirito di collaborazione che ci ha sempre contraddistinto, avanzando proposte, recependo osservazioni e proponendo soluzioni. Siamo convinti della strada che abbiamo intrapreso perché è seria e responsabile, l'unica che persegue l'interesse generale del sistema e quello più complessivo dello sport italiano che, per diversi motivi, sarebbe anch'esso danneggiato dallo stop definitivo del campionato di Serie A". In tal senso potrebbe essere modificato il protocollo che permetterebbe il via libera al ritorno in campo. La Figc ha infatti chiesto di essere ascoltata dal Comitato Tecnico Scientifico che coadiuva il Governo nella delicata gestione dell'emergenza Covid 19 proprio per trovare una strada condivisa. "La Commissione medico scientifica della Figc ha stilato un protocollo molto rigoroso, come hanno fatto tutti gli altri settori che ambiscono alla ripartenza - afferma il presidente federale, che ha convocato un Consiglio Federale per l'8 maggio -, ma siamo pronti ad integrarlo e a modificarlo recependo le indicazioni dello stesso Comitato, del Coni e riconoscendo l'FMSI quale riferimento scientifico per armonizzare il tutto. Una volta migliorato, ci potranno essere tutti i presupposti per il via libera definitivo al 18 maggio".

Nicchi: "E' stata una mazzata"

Molto critico nei confronti del ministro Spadafora anche il numero degli arbitri, Marcello Nicchi: "Tutta la popolazione è stata rispettosa delle disposizioni governative e ha fatto tutto quello che è stato chiesto di fare. Ma inizio a essere moderatamente pessimista: mi sembra di vedere che non abbiamo ancora capito chi prende le decisioni e chi deve farlo. Per dei professionisti fermi da così tanto tempo sentirsi dire che dobbiamo aspettare altri 20 giorni per provare a ricominciare è stata una bella mazzata".
Il presidente dell'Aia è dunque stufo dei continui rinvii: "Non si può continuare a rimandare di 20-30-40 giorni decisioni prese da mesi. Se non ci sono a giugno le condizioni di rischio zero, come ci possono essere a settembre-ottobre le condizioni per un nuovo campionato? Vuol dire che questa fabbrica non riprenderà mai". Anche Nicchi, come Gravina, è rimasto deluso dalla bocciatura del protocollo: "Si rimane poi sorpresi da un fatto: pochi giorni fa, quando ci siamo confrontati con Spadafora e le altre componenti federali, è stato da tutti riconosciuto che il protocollo era di grande spessore e valore. Ora si apprende che non è buono. Spero allora che ce ne venga fornito uno migliore se ci si riesce. Le chance di completare la stagione? 50 e 50".

Nenhum comentário:

Postar um comentário