Sesta vittoria esterna nelle ultime sette partite lontano dal San Paolo per gli azzurri di Sarri, che scrivono peraltro la storia in termini di successi in trasferta (11) in stagione. San Siro si spella le mani per la prestazione del primo tempo dei partenopei, che sciorinano calcio spettacolo ma non riescono a finalizzare, se non approfittando dello sciagurato intervento di Nagatomo. Nella ripresa, invece, gli ospiti passano in modalità gestione, senza mai affondare il colpo ed accontentandosi di respingere senza mai soffrire le sporadiche occasioni di un'inconcludente Inter.
Da San Siro a San Siro, dal Milan all'Inter, passando due volte per l'Olimpico, per Bologna, Empoli e, maldestramente, per Reggio Emilia. Il veliero targato Napoli salpa per i mari dell'Italia in cerca di razzie e di punti preziosissimi per ribaltare le sorti della qualificazione diretta alla prossima Champions League e, dopo l'ennesima vittoria ottenuta lontano dalle mura amiche del San Paolo, l'obiettivo sembra sempre più vicino alla conquista. Il comandante osserva la ciurma scippare l'ennesimo successo in trasferta, l'undicesima stagionale - record di sempre per la formazione campana - la sesta nelle ultime sette uscite, soddisfatto sì per il risultato ottenuto, ma non quanto si dovrebbe e potrebbe.
Già, paradossale, ma lucido come sempre Maurizio Sarri nell'analisi di una prestazione resa ancor più brillante, oltre che vincente, dall'inconsistenza e dall'incapacità dell'Inter di Stefano Pioli, abbandonatasi alla mercé di sé stessa nelle ultime partite disputate. Padroni di casa senz'anima e senza alcuna idea di gioco, che si sono fatti schiacciare nel primo tempo da un Napoli brillante sì nel dialogo e nel fraseggio - seppur lento in determinati tratti nella circolazione della sfera - deambulando da una metà campo all'altra senza fine né meta alcuna, senza mordente. Gli ospiti hanno seguito sì a menadito lo spartito previsto nei primi quarantacinque minuti, sciorinando calcio e strappando applausi convinti e meritati al pubblico dal palato fine di San Siro, riuscendo però quasi sempre a comporre una bellissima coreografia senza l'acuto finale. Bene, non benissimo però, perché al quarantesimo il punteggio, nonostante un dominio incontrastato, il punteggio era ancora di 0-0.
Sarri si è affidato all'assetto da fioretto, lo stesso dell'andata, che ha pagato dividendi soprattutto nei primi venti minuti, quando un sontuoso Zielinski ha provato a scuotersi dal torpore di quest'ultimo mese in sordina mettendo ripetutamente a soqquadro, in solitaria, la retroguardia interista. Troppi gli errori nell'atto di rifinire, di sigillare e sublimare ciò che era stato creato: l'irruenza di Hysaj e Zielinski, la cattiva mira del solito scatenato Mertens, l'imprecisione di Insigne, Hamsik e Callejon che non sono riusciti, quando maggiormente serviva, a trovare il quid giusto per sbloccare la contesa. E' servito invece il regalo giapponese di Nagatomo a sbloccare il punteggio, al crepuscolo di un primo tempo che poteva lasciare tuttavia l'amaro in bocca alla truppa partenopea per quanto sprecato e non capitalizzato, a dispetto degli scroscianti applausi che continuavano a provenire dagli spalti milanesi e non solo.
Completamente differente, invece, l'approccio della ripresa, fatta eccezione per i primi cinque, forse dieci, minuti di gioco. Il Napoli ha provato solo in questo brevissimo lasso temporale a chiudere la pratica, con Insigne salito improvvisamente in cattedra nell'intento di bissare le prodezze messe in mostra al Meazza contro l'altra formazione meneghina. Il 'Magnifico' ha provato a caricarsi sulle spalle la squadra nella seconda metà di frazione, subendo però il netto e progressivo abbassamento del baricentro dell'azione da parte dei suoi compagni. Situazione inconscia che ha consentito all'Inter di alleggerire con relativa facilità la pressione azzurra, soffrendo di rado le ripartenze dei partenopei, con Medel che anche da solo è riuscito a frustrare sul nascere i contropiedi di Mertens e compagni. Stranamente impreciso il Napoli nell'atto di chiudere la sfida, aspetto sottolineato e rimarcato con la penna rossa da Sarri in conferenza stampa: l'incapacità di ipotecare il successo con il gol del raddoppio poteva precludere un successo ampiamente meritato in termini di gioco, ma non di cinismo e cattiveria. Problema atavico dei partenopei, che si sarebbero potuti ritrovare dinanzi all'ennesimo sciupio come già ampiamente fatto in passato al cospetto di Sassuolo (due volte), Lazio, Palermo e via dicendo. Il solito peccato capitale.
Il secondo tempo con il freno a mano tirato ha lasciato qualche possibilità in più ai padroni di casa rispetto a quanto accaduto nella prima frazione, anche se Reina non è mai stato impegnato in maniera decisa dalle conclusioni, sterili quanto velleitarie, di Perisic prima e Nagatomo nel finale. La pochezza dell'Inter non va però confusa con la solidità ritrovata della retroguardia partenopea, dalla quale emerge la maiuscola prestazione dell'oramai imprescindibile Koulibaly, uomo ovunque in anticipo come in chiusura, sia di testa che con i piedi. Certo, mantenere la porta inviolata fa sempre piacere, ma c'è bisogno di un pizzico di onestà intellettuale nel provare a contestualizzare la prestazione ed il tipo di rivale al cospetto del quale si è ottenuta.
Discorsi di campo a parte, il Napoli gongola e vola in classifica, spiegando le vele al vento riuscendo nuovamente a prendere la scia di una Roma abulica. Adesso, alla vigilia delle ultime quattro giornate di campionato, con i giallorossi impegnati prima a San Siro sponda Milan e successivamente contro la Juventus all'Olimpico - con i bianconeri che potrebbero festeggiare lo Scudetto proprio nella capitale - gli azzurri devono necessariamente archiviare questo scorcio di campionato con quattro vittorie consecutive: Cagliari e Fiorentina in casa, Torino e Sampdoria in trasferta. Dodici punti per sigillare il secondo posto, oramai ad un tiro di schioppo da Sarri e compagni.
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