Questa sera, in uno Juventus Stadium a porte chiuse, si giocherà una sfida delicatissima in chiave scudetto, tra due squadre che non stanno attraversando un momento positivo, ma che saranno determinate più che mai a vincere per dare un segnale forte sia al campionato che una spinta alle proprie motivazioni. Juventus-Inter sarà una gara di nervi, anche più del solito per via di tutto il contorno legato all’organizzazione della partita, ma sarà anche e soprattutto un confronto tattico equilibrato, in cui ogni singola situazione di gioco potrà avere un peso specifico enorme.
Difficilmente vedremo una partita simile a quella di andata, in cui la Juventus ebbe la meglio grazie a un pressing alto continuo e puntuale che mise in affanno l’Inter in alcuni momenti della gara. La squadra di Sarri viene da un ciclo di partite abbastanza deludenti in termini di risultati, ma soprattutto di prestazioni, dando l’impressione che di una scollatura sempre più netta tra la proposta del tecnico e la convinzione del gruppo.
Dall’altro lato Conte sembra non aver mai perso le redini sulla squadra, nonostante qualche difficoltà nelle ultime gare, e continua sereno nel suo percorso, cercando di integrare al meglio i nuovi arrivi invernali, senza però mettere in discussione quella che è stata la struttura tattica di tutta la stagione. Insomma, il tecnico non sembra avere intenzione di cambiare la sua Inter per Christian Eriksen, ma sta cercando di mettere gradualmente a totale disposizione del collettivo il talento del suo nuovo fantasista; una scelta perfettamente in linea con la filosofia dell’ex allenatore di Chelsea, Nazionale e Juventus.
La Juve è in un loop di equivoci
A partire dalla sconfitta in Supercoppa contro la Lazio, la Juventus sembra essere entrata in un loop di incertezze ed equivoci, sia nella scelta degli uomini che nell’applicazione dei principi di gioco. A inizio stagione, erano solo squadre con determinate caratteristiche a riuscire a mettere in crisi il sistema con cui Sarri aveva cercato di disporre la squadra. L’Inter sembrava una di queste: tre difensori in costruzione e due esterni di centrocampo alti creavano difficoltà nel pressing e la Juventus finiva spesso lunga e con la difesa puntata dall’avversario. La soluzione in quel momento era arrivata con l’utilizzo del rombo, che aveva portato compattezza e tanti riferimenti tra le linee per un fraseggio più rapido, con il solo problema strutturale della copertura dell’ampiezza, che sembrava però tranquillamente compensabile. E la partita di andata fu forse la miglior gara stagionale della Juventus anche grazie a questo sistema.
La soluzione, però, non è stata definitiva, e nonostante diversi tentativi (il rombo con Dybala e Higuain insieme, il ritorno al 4-4-2 ibrido, l’utilizzo di un sistema più vicino al 4-3-3 come nelle ultime partite) oggi la Juventus sembra capace di andare in difficoltà più o meno contro chiunque: sia squadre capaci di pressare alto togliendo tempi di gioco che altre più attendiste, che ne limitano lo spazio a disposizione nell’ultimo terzo di campo. La Juventus sta scontando soprattutto una lentezza generale negli smarcamenti e nei tempi di trasmissione e Sarri non riesce a dare una scossa neanche cambiando gli uomini. Ci sono partite in cui Rabiot sembra riuscire a dare qualcosa di più col suo cambio di passo palla al piede, altre in cui è emerso Ramsey grazie ai suoi movimenti nello spazio, altre in cui Bentancur sembra addirittura più affidabile di Pjanic (che sta attraversando un periodo nero sotto ogni aspetto) davanti alla difesa.
Un’azione emblematica della lentezza di pensiero della Juventus in alcune situazioni. Qui Danilo trova una buona traccia interna per Bentancur, che ha tutto il tempo di ricevere e servire Cuadrado, già partito in profondità, o persino giocarla di prima. La postura con cui controlla è però quella di chi non sta pensando alla giocata successiva, e infatti non premierà lo scatto del colombiano.
La discontinuità di rendimento di buona parte dei centrocampisti sembra oggi il problema principale. A onor del vero, va detto che questi sono particolarmente stressati dalle disposizioni asimmetriche e dalle coperture a cui vengono chiamati a causa dello scarso apporto difensivo delle punte.
Questo potrebbe essere un grosso problema contro un centrocampo dinamico e incisivo come quello dell’Inter, capace sia di pressare sull’uomo con buona intensità, che di muoversi tanto in fase di costruzione. Per Sarri sarà importantissimo valutare lo stato psicofisico dei suoi giocatori e scegliere i più adatti tra le molte possibilità. Nelle ultime partite Ramsey è sembrato particolarmente lucido e in crescita nell’attacco dello spazio e nelle aggressioni in pressing, rimanendo però imperfetto nella gestione del pallone soprattutto negli ultimi 30 metri. Grazie anche all’impatto avuto nella ripresa della partita con il Lione, è possibile che Sarri decida di puntare su di lui come mezzala destra. Questa scelta però creerebbe un dilemma relativamente alla composizione dell’attacco, e quindi della stessa catena di destra: nella stessa partita, la densità del 5-3-2 del Lione aveva ingabbiato facilmente Dybala e messo in crisi Cuadrado, incapace di dare una scossa creando superiorità numerica. Nel secondo tempo, spostando Dybala più largo e inserendo Higuain, la Juventus ha iniziato a creare molto di più, ma è difficile ipotizzare un Sarri incline a rischiare così tanto allargando l’argentino contro una squadra che, sebbene simile al Lione a livello di struttura difensiva, possiede tutt’altra convinzione nella gestione dei duelli.
La Juventus arriva ad una delle partite più importanti della stagione piena di dubbi, sia a livello tattico, dove pare non riuscire a trovare certezze definitive per più di 2-3 partite consecutive, sia a livello psicologico. Sarri continua infatti a lamentare, da oltre due mesi, una preoccupante discontinuità nella reazione dei suoi giocatori alle palle perse e titubanze nel muovere il pallone, considerandole la causa della discontinuità di risultati dell’ultimo periodo.
Conte deve evitare lo stallo
I dubbi dell’Inter sembrano invece di natura opposta: le certezze accumulate fino a oggi fanno propendere Conte per il non cambiare nulla, neanche affrettare l’inserimento di un talento unico come Eriksen. Le uniche varianti allo spartito sono arrivate in Coppa Italia o nel finale contro la Lazio, in situazioni di svantaggio. Il danese per l’allenatore è esclusivamente una mezz’ala di sinistra, ruolo che interpreta andando molto a ridosso delle punte in fase di attacco ma fungendo anche da riferimento prezioso nella risalita. Sarà certamente curioso vedere se Conte opterà per lui dal primo minuto in una gara così importante o se vincerà ancora una volta la fiducia nella solidità della solita formazione.
Tuttavia, le difficoltà incontrate nell’ultimo periodo, in particolar modo nella prima parte del Derby di Milano o contro Napoli e Lazio, ci hanno restituito l’immagine di una squadra che comprensibilmente inizia a patire il fatto che gli avversari iniziano ad aver trovato le contromisure. Il Milan, per esempio, riuscì ad allungare molto l’Inter attraverso le ricezioni tra le linee grazie a una costruzione molto paziente, mentre la Lazio, in fase difensiva, è riuscita a tagliare i rifornimenti a Lukaku e Lautaro, rendendo di fatto sterile la manovra nerazzurra.
Sia contro il Milan che contro la Lazio il pressing alto dell’Inter è stato bypassato senza troppi problemi. Qui sopra, una delle tante azioni con cui il Milan ha trovato una ricezione tra le linee e ha potuto attaccare frontalmente la difesa, grazie allo spazio creato dalla posizione di Brozovic, utilizzato spesso per pressare il mediano avversario.
A differenza della Juve, l’Inter non sembra avere crisi di abbondanza o particolari discontinuità dei singoli, e da parte sua ha anzi sempre trovato la giusta convinzione per affrontare le partite più complesse, quelle in cui è stata costretta a schiacciarsi in area e ha faticato a risalire, senza mai disunirsi, proprio grazie alla continuità strutturale di cui sopra. Come la Juve, però, in questo momento la squadra di Conte sembra avere qualche problema di prevedibilità offensiva, forse a causa di un appiattimento generale sulle grandi prestazioni delle due punte Lukaku e Lautaro Martinez.
Conte sembra avere l’urgenza di ritrovare la giusta varietà offensiva, senza però rinunciare alla solidità conquistata grazie alla continuità del sistema usato. La partita contro la Lazio ci ha però detto che in alcuni momenti è necessario avere una maggior qualità in campo per vincere. L’Inter sembra anche in difficoltà nel rimanere compatta quando va a pressare alto contro avversari capaci di costruire con tanti uomini. Finora la Juve non ha particolarmente amato queste fasi, preferendo palleggiare nella metà campo avversaria, ma potrebbe cambiare strategia per sfruttare questa caratteristica dell’Inter.
Non può essere una partita di compromessi
Date le identità delle due squadre è facile immaginare che voler trovare dei compromessi possa portare più danni che benefici. La Juventus ha dimostrato di non poter più subire fasi di gioco medio-lunghe senza la palla in difesa posizionale, una soluzione che avrebbe costretto l’Inter a “fare la partita” e a non poter trovare campo allungando l’avversario. Le richieste di Sarri, però, non possono prescindere dal pressing alto. Ancora una volta sarà quindi essenziale per i bianconeri ridurre al minimo gli errori in queste situazioni e dovrà chiedere uno sforzo extra ai suoi centrocampisti. Sarri potrà scegliere se continuare con il 4-3-3, per avere più uomini sulle fasce e controllare gli allargamenti delle mezz’ali di Conte, lasciando però tanto spazio per le verticalizzazioni su Lukaku e Lautaro, oppure tornare (a questo punto in maniera abbastanza clamorosa) al rombo, controllando meglio il centro ma esponendosi ai soliti problemi sui cambi di gioco.
Sarà decisiva anche la “sfida nella sfida” tra le due punte di Conte e i due centrali di Sarri. Nelle ultime partite la linea bianconera ha faticato a trovare i tempi di anticipo sulle punte che venivano incontro, nonostante il buon secondo tempo (di de Ligt in particolare) a Lione. La condizione non ottimale di Chiellini potrebbe spingere Sarri a puntare nuovamente sulla coppia formata dall’olandese e da Bonucci, che però viene da una partita costellata di incertezze e nervosismi.
Se l’Inter riuscirà a mandare fuori tempo i difensori della Juventus, sfruttando i movimenti delle mezz’ali e degli esterni sulle sponde veloci delle punte (ossia l’arma tattica preferita di Conte), i bianconeri potrebbero andare in difficoltà ed essere costretti spesso a dover scappare verso la propria porta, anche in inferiorità numerica.
Ancora una volta, tutto potrebbe cambiare in base alle scelte di formazione. Ramsey o Bentancur contro Eriksen o Barella potrebbero essere dei duelli completamente diversi, così come l’apporto quantitativo dell'uruguaiano potrebbe fare la differenza nel contenimento centrale in fase di pressing, alla luce di un Pjanic in apparente calo.
Ad avere un’influenza preminente, però, saranno soprattutto le convinzioni con cui le due squadre affronteranno una partita diversa dal solito. L’Inter non gioca in campionato dalla sconfitta con la Lazio del 16 febbraio, con in mezzo la doppia sfida con il Ludogorets, la Juventus viene da una sconfitta con il Lione e non gioca da 10 giorni. Indubbiamente anche questi aspetti particolari svolgeranno una qualche influenza sulla gara, così come la mancanza di pubblico. Non è facile sapere come reagiranno le due squadre a livello mentale e caratteriale.
Le ultime prestazioni ci hanno mostrato però un Inter magari con qualche difficoltà, ma pronta ad accettare qualsiasi risvolto della partita in maniera positiva, mentre sotto questo aspetto oggi la Juventus è una grande incognita, avendo toppato in maniera abbastanza clamorosa appuntamenti decisivi come quello di Napoli o l’andata degli ottavi di Champions. E in mancanza di convinzione, non c’è equilibrio tattico che tenga.
Nenhum comentário:
Postar um comentário