segunda-feira, 30 de dezembro de 2019

Pallotta lascia la Roma: vittorie zero e campioni ceduti, il suo fallimento in 10 punti

La Roma non è mai stata abituata a vincere: tre scudetti e qualche coppa e coppetta sparse, in tutto una quindicina di trofei. Poco per la società che, nella capitale, ha decisamente più seguito e più tifosi, oltre a essere stata per tanti anni la squadra dei potenti (e dei politici potenti, i quali hanno faticato a trovare padroni danarosi per soddisfare la loro passione). Eppure, benché abbia sempre vinto poco, la Roma non aveva mai chiuso un decennio senza conquistare un trofeo, come sta invece capitando adesso.

Le mancate vittorie sono l’aspetto più evidente e “misurabile” del fallimento di Pallotta come proprietario e presidente della Roma. Ora che lascia a Friedkin - un passaggio di azioni che restituisce ai tifosi se non altro la possibilità di sognare - si può elencare un numero lunghissimo di insuccessi da parte del padrone uscente. Il disastro americano in dieci punti.

1. Pallotta non ha ottenuto vittorie, dicevamo. Il fatto è che le aveva promesse, non solo auspicate, al momento dell’acquisto della società, prima attraverso la presidenza di DIBenedetto e poi la sua. La mancanza è ancora più grave. In questo periodo hanno invece conquistato trofei, oltre alla Juve, anche il Milan, il Napoli, la rivale Lazio.

2. Nel 2011 ha acquistato una società che appena un anno prima era andata a un passo (in senso reale, fallendo la penultima partita) dall’impresa di strappare lo scudetto all’Inter di Mourinho; la rivende adesso lontanissima dai club migliori del nostro campionato. Oggi l’obiettivo della Roma non è lo scudetto, come allora, ma la Champions, e questo buon inizio di stagione non può bastare a dimenticare quanto si siano ridotte le ambizioni giallorosse.

3. Non ha costruito lo stadio, per il quale dovrebbero arrivare a breve le ultime autorizzazioni. Colpa della burocrazia e della politica italiane? Non solo. Se ha scelto partner sbagliati e individuato zone della città sbagliate, è quanto meno corresponsabile.

4. Non ha sistemato i conti, tant’è vero che oggi Friedkin trova 272 milioni di debiti e 150 milioni di ricapitalizzazione ai quali fare fronte.

5. Ha fallito l’obiettivo di cui al punto 4 benché abbia ceduto una marea di calciatori a prezzi spesso elevatissimi: Benatia e Marquinhos, Alisson e Salah, Pjanic e Romagnoli, Rudiger e Nainggolan, Emerson Palmieri e Strootman, Paredes e Lamela.

6. Non ha risolto il problema del monte ingaggi: adesso lo stipendio medio dei giocatori della Roma è secondo in Italia solo a quello della Juve (e ci mancherebbe che fosse superiore anche ai bianconeri…). E senza che tutto questo abbia portato vittorie (vedi punto 1).

7. Non ha mai saputo coinvolgere i tifosi, spesso maltrattati (il suo «sono fottuti idioti» è entrato nella triste e irriguardosa storia della gestione americana).

8. Ha allontanato senza rispetto due monumenti come Totti e De Rossi: non ci sono certezze sul fatto che uno fosse adatto a fare il dirigente e che l’altro fosse ancora in grado di giocare ad alto livello, ma i modi usati per metterli alla porta sono stati inaccettabili.

9. Ha distrutto allenatori (ne ha avuti otto) e dirigenti con un’arroganza insospettabile: arrivati tutti come fenomeni, sono stati licenziati che se fossero incapaci. Ricordate l’enfasi con cui sono stati celebrati nel tempo Sabatini e Garcia, Monchi e Di Francesco, e le male parole con le quali sono stati invece allontanati?

10. Ha mancato di rispetto alla società e alla città, dalla quale manca addirittura dal settembre del 2018: avete mai visto il proprietario di un club di calcio, o anche di un'azienda qualsiasi, stare lontano dalla propria proprietà sedici mesi?

Di fronte a tutto ciò, non possono bastare una semifinale di Champions e qualche qualificazione per questa competizione a pareggiare i conti.

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