quarta-feira, 2 de maio de 2018

Champions, Roma-Liverpool 4-2: i Reds staccano il biglietto per la finale di Kiev

Semifinale di ritorno: ai giallorossi non basta una gara generosa per ribaltare il 5-2. Al 9' sblocca Mané, al 15' incredibile autorete di Milner, bis di Wijnaldum al 25', nella ripresa il pari di Dzeko. Nel finale doppio Nainggolan, a Di Francesco manca un rigore


Tutti in piedi e grazie Roma. Grazie lo stesso, canta il popolo giallorosso addolorato e riconoscente, davanti allo sforzo di una squadra che non ha mollato mai, nemmeno quando era stra-finita. E’ un 4-2 amaro, quello dell’Olimpico: resterà Madrid l’unica capitale europea rappresentata a Kiev il 26 maggio nella finale di Champions League, passa il Liverpool, forte della dote accumulata ad Anfield. Cade, però, l’imbattibilità dei Reds nel torneo: piccola consolazione romanista, a cui va aggiunta quella di aver finalmente fermato Salah.
NINJA CHE GUAIO — Tensione a mille al calcio d’inizio, per fortuna senza incidenti significativi prima del match. E il frastuono è lo stesso di una finale dei 100 metri, il fischio di Skomina è lo sparo dello starter, anche se stasera si corre all’interno della pista rossa dell’Olimpico, non sopra. Basta un destro di Florenzi per alzare i decibel: “l’unico grande amore de tanta tanta gente” spinge subito forte, come da comandamento vendittiano. A far sospirare i cuori, però, è Nainggolan dopo 9 minuti. E non nel senso buono. Follia del “Ninja”, che aziona il 3 contro 2 dei Reds con un retropassaggio sciagurato. Firmino, Mané. Gol. E addio partita a scacchi, addio valutazioni a freddo sulla difesa a quattro voluta da Di Francesco, diversamente da Anfield. E’ già serata da assalti all’arma bianca, disperati.
 Georginio Wijnaldum, 27 anni, timbra di testa il gol del momentaneo 1-2 per il Liverpool. Getty
Georginio Wijnaldum, 27 anni, timbra di testa il gol del momentaneo 1-2 per il Liverpool. Getty
QUANTI REGALI — Gli uomini migliori della Roma, nel primo tempo, sono due: El Shaarawy e Milner. Sì, perché il tuttofare inglese tutto fa fuorché giocare per il Liverpool, andando al riposo con un autogol confezionato e uno sfiorato. L’1-1 che rianima la Roma, al 15’, arriva per una carambola con Lovren, dopo una sponda aerea di El Shaarawy. E ancora Milner devia un destro dello scatenato Faraone mandandolo sul palo, a Karius battuto. Il problema è che, nel frattempo, il Liverpool è andato sul 2-1. Perché Dzeko, contagiato da questa strana voglia di farsi del male, serve a Wijnaldum il più comodo degli assist per l’incornata su azione da calcio d’angolo. Errori inattesi da protagonisti di questo livello, sintomo di un eccesso di frenesia. Tenere alta l’intensità per dare nerbo all’inseguimento si paga con massicce dosi d’imprecisione.
E I RIGORI? — Ci si mette anche qualche decisione arbitrale sfavorevole ad azzoppare la rincorsa giallorossa. Nel primo tempo un lieve contatto tra Schick e Lovren salva il croato da un “mani” in area, all’inizio della ripresa Karius sarebbe da rigore su Dzeko ma l’azione è fermata per un fuorigioco dubbio. Decisioni che pesano, perché al minuto 52 si sveglia Dzeko, che prosegue nella striscia realizzativa in Champions: destro di El Shaarawy, Karius respinge, Edin controlla e scaraventa in rete. Boato dell’Olimpico, dentro Under per un Pellegrini poco ispirato, c’è ancora tempo per sognare, o almeno per vendere cara la pelle. E il turco, al volo, per poco non firma subito il sorpasso. Che forse arriverebbe ugualmente, se Skomina sanzionasse col penalty una clamorosa parata di Alexander-Arnold su acrobazia di El Shaarawy. Niente, la lista dei rimpianti s’allunga.
La delusione a fine partita dei calciatori della Roma e la gioia di quelli del Liverpool. Getty
La delusione a fine partita dei calciatori della Roma e la gioia di quelli del Liverpool. Getty
RISCATTO RADJA — Il Liverpool s’accontenta di mantenere il largo vantaggio col favore del cronometro, alleggerisce la pressione con un tentativo di Firmino (Alisson reattivo, come su Mané nel primo tempo) e gestisce il risultato, non proprio la specialità della casa. E infatti paga, come ad Anfield. Gonalons e Antonucci sono le ultime due frecce di Di Francesco, il forcing finale è da applausi e trova la redenzione di Nainggolan, che insacca il bolide del 3-2 con 4 minuti più recupero da giocare. Radja farà doppietta poco dopo, calciando in porta con rabbia al 94’ un rigore che sa tanto di beffa. Peccato, Roma. Ma grazie d’averci provato, di essere caduta tante volte e rialzata sempre, perché è così, solo così che si diventa grandi.
 Stefano Cantalupi

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