sexta-feira, 3 de julho de 2020

James Troisi e la Juve: con l'affare Verratti sulla coscienza

Azzardare, sperimentare, sbagliare. Non tutti i colpi di mercato sfociano nella produttività. Alle volte, infatti, un investimento può confluire nel flop. Sebbene, nel mercato moderno, le vie delle plusvalenze siano diventate infinite.
Spazio, dunque, alla creatività. Con la fase di scouting, inevitabilmente, assoluta protagonista. Qualche volta ci si azzecca, altre volte no. L'importante, tuttavia, resta calcolare il rischio d'impresa. Soprattutto sulla cosiddetta linea verde che, il più delle volte, rappresenta per le società un'opportunità in termini di investimento.
Dimenticatoio. Parola chiave per James Troisi che, nel 2012, approdava alla Juventus. Un'operazione studiata con l'Atalanta, per arrivare a mettere le mani su Manolo Gabbiadini. Insomma, la regia della Vecchia Signora dietro il passaggio in terra orobica, con una stagione negativa caratterizzata da 6 presenze e 0 goal.
Era la Dea guidata da Stefano Colantuono che, badando al sodo, salvava la categoria conquistando la 15esima piazza. Insomma, considerando gli attuali standard orobici, sembrano trascorsi secoli. D'altro canto, banale anche sottolinearlo, una costruzione ambiziosa passa da varie fasi. E per arrivare a Zapata è necessaro partire da Troisi.

Australiano, classe 1988, con un passato - da contestualizzare - di livello. Tuttavia, quando si parla del fresco 32enne di Rose Park, le riflessioni portano a un bianconero mancato: Marco Verratti. Non è un mistero, giustappunto, che in passato Madama sia stata a un passo dal mettere le mani sul pescarese. Trattativa saltata proprio per "colpa" di Troisi. 
Proprio come spiegato nel 2017 dall'ex agente dell'abruzzese, Donato Di Campli:
"Troisi guadagnava troppo per le casse del Pescara, per questo l'affare Verratti alla Juve non s'è concretizzato"
Già, perché per parecchio tempo la Juve sul mediano azzurro ha vantato una solida pole position, beffata dall'offensiva decisa e decisiva del Paris Saint-Germain. I francesi, sfruttando la fase di riflessione della Vecchia Signora, definivano l'accordo con i Delfini. Creando, così, un grosso rimpianto rigorosamente a tinte zebrate.
Il progetto bianconero si sarebbe dovuto basare sulle compartecipazioni. Ovvero, inserire metà del cartellino dell'australiano - più conguaglio - per arrivare a Verratti. Nulla da fare, 12 milioni dal PSG, e tanti saluti alle titubanze italiane.

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